Caro lettore, la Sicilia è un’isola in cui dei e divinità hanno calpestato con piede umano la terra e le acque nel periodo del mito. Un po’ della magia dei tempi antichi ancora è custodita nell’isola bella.
Oggi il nostro viaggio ci conduce in una porzione di territorio che va da Enna a Siracusa.
La storia che ti racconto narra della ninfa Ciane e del suo innamorato Anapo.
Un amore così forte che persiste al mutare delle forme.
Il loro mito s’intreccia con un altro mito già raccontato, quello del ratto di Persefone da parte del dio degli Inferi, Ade.
Ciane, famosa ninfa fluviale, era di Persefone un’ancella devota, dagli occhi cristallini come la fonte di cui era custode nel territorio di Siracusa, occhi che avevano conquistato l’amore di Anapo, giovane del luogo che la ninfa ricambiava nel sentimento.
I due amanti vivevano spensierati tra le fresche acque ed i campi verdi.
Persefone di quell’amore di Ciane ed Anapo era felice.
Sperava anche lei un giorno di poter trovare un amore così delicato e coinvolgente.
Ciane da parte sua era interamente devota a Persefone, cercava di servirla sempre al meglio.
Quando Ade rapì Persefone, nelle vicinanze del lago di Pergusa, con il suo cocchio tirato dai suoi cavalli neri come la pece, Ciane fu l’unica del gruppo di ancelle che si parò dinanzi al carro per fermare il rapimento.
Il suo coraggio e la devozione nei confronti di Persefone non le diedero altra scelta se non quella coraggiosa di affrontare il temuto dio degli inferi.
Ciane guardando il carro giungere furente dinanzi al lago di acque cristalline dove solitamente sostava, si parò sulle acque della sua fonte, allargando le braccia, ed apostrofo il dio degli Inferi dicendogli “Non passerete da qui! Ade non puoi rapire la figlia di Cerere se questi non acconsente alla vostra unione. Non ti permetto di portare via Persefone!”
Così disse allargano le braccia ferma sulle acque della sua fonte.
Il dio degli Inferi non trattenne la sua rabbia. Di fronte a Ciane incitò i suoi cavalli terribili e affondò il suo scettro contro Ciane sino in fondo alla fonte. La terra si aprì al di sotto la fonte, sino al Tartaro. Il carro con Ade e Persefone scomparve tra le pieghe della Terra.
Ciane, addolorata per la perdita di Persefone oltre che per essere stata violata e disprezzata da Ade, si sciolse in lacrime, sino a che del suo corpo non rimasero le acque divine. Tutto si tramutò. Le ossa, i capelli, il sangue, di lei rimase soltanto l’acqua cristallina che caratterizza la fonte appunto “Ciane” nel siracusano.
D’Annunzio, nella sua raccolta Alcyone la ricorda “Io fui Ciane azzurra come l’aria, l’acqua sorgiva mi restò negli occhi, la lenta corrente mi levigò”
Ciane, devota fino alla fine a Persefone, fece l’ultimo suo gesto per aiutare la madre Cerere a ritrovarla la dea rapita da Ade.
Non avendo più la possibilità di poter parlare, sulle acque cristalline della sua fonte lascio galleggiare la cintura che Proserpina aveva perduto nel rapimento.
Così Cerere, vedendo la cintura di cui Persefone non si separava mai, capì da quella prova che era stata rapita e si recò a chiedere notizie al padre degli dei.
Anapo era stato da lontano testimone con i suoi occhi della trasformazione di Ciane. Correndo giunse ai bordi della fonte, piangente cercò di cingere con le mani Ciane dalle acque, ma non aveva più alcuna consistenza fisica. Ciane era ormai acqua cristallina che scivolava tra le sue mani.
Distrutto dalla perdita della propria amata pianse amaramente.
Gli dei ne ebbero pietà, tra tutti Zeus che decise di ricongiungere i due amanti.
Così Anapo fu trasformato in fiume, congiungendo le sue acque alla fonte di Ciane.
Simile nella metamorfosi è anche la storia d’amore tra Alfeo ed Aretusa.
Lettore, se passerai dalla fonte Ciane, sosta sul ponticello sospeso tra le sue acque. Tra le piante di papiri osserva le acque cristalline nelle ore più calde del giorno d’estate. Se avrai fortuna potrai scorgere tra la quiete di quelle acque il profilo di Ciane ed Anapo, nel loro abbraccio eterno.