Caro lettore, oggi il nostro viaggio ci porta alle pendici dell’Etna, sulla costa est della Sicilia bagnata dal mare e baciata dal sole già nelle prime luci dell’alba. Un’ambientazione suggestiva non poteva non far da cornice ad una bella storia d’amore.
Due fanciulli. Lei Galatea, ninfa del mare, figlia di Nereo, di grande fascino e bellezza. Lui Aci, giovane pastorello figlio di Fauno e della ninfa Simeto.
Un idillio amoroso. I due giovani vivevano il loro amore con la spensieratezza dell’adolescenza, tra carezze ed effusioni amorose celate tra la vegetazione e le scogliere della costa.
Ma la felicità dei giovani innamorati fu presto messo a dura prova dalla gelosia distruttiva del Ciclone Polifemo, figlio di Poseidone, che dimorava alle pendici dell’Etna.
Un giorno, Polifemo vide apparire dalle acque del mare Galatea coperta solo di salsedine. A vederne il corpo candido di Galatea il suo occhio si infiammò di passione.
Polifemo diede inizio ad un corteggiamento assiduo, ma il figlio di Poseidone non era certo dotato né di grazia né dei modi gentili per conquistare il cuore di Galatea, che amava soltanto Aci.
Polifemo, per conquistare il cuore di Galatea, promise di donarle tutto ciò che possedeva, greggi, frutti della terra, caverna openspace climatizzata, addirittura due cuccioli di “orsa villosa” come ci racconta Ovidio. Doni materiali, ma sappiamo che Eros è incline ai doni del cuore piuttosto che a quelli materiali. E il cuore di Galatea batteva soltanto per Aci.
Polifemo non poteva sopportare tale affronto. Lui, figlio del Dio del mare, rifiutato per un umile pastorello. Così vagò per i boschi e per le coste in cerca di Galatea, fin quando scovò i due giovani amanti in convivio amoroso vicino alla costa. Preso dall’ira usci dalla boscaglia gridando “Se non potrò io godere del tuo amore Galatea neanche Aci lo avrà!”
Galatea impaurita si immerse subito nelle acque cristalline e scomparve. Aci corse via, ma Polifemo prese un grosso masso lavico dal costone roccioso e lo scaraventò contro lui schiacciandolo.
Da sotto il masso iniziò a scorrere un rivolo di sangue.
Appena Polifemo si allontanò Galatea riemerse dalle acque e corse da Aci che giaceva sotto l’enorme masso. Pregò il padre degli Dei di poter restituire all’amato la vita.
“Padre degli Dei, ti prego. Fai in modo che possa ritornare in vita il mio amato per ricongiungermi con esso per l’eternità”.
Giove, dall’alto dell’Olimpo, accontentò Galatea.
ll masso che uccise Aci si sgretolò e iniziò a sgorgare una sorgente di acqua limpida.
Sorgente dove Galatea si immerse per unirsi all’amato, in un eterno abbraccio sino ad sfociare in mare.
Lettore, la zona dove avvennero questi fatti mitologici potrai individuarla sulla costa sopra Catania, il luogo del mito tra le città dove nella toponomastica si ricorda il pastorello Aci (AciCatena, AciTrezza, AciCastello, Acireale et…) e dove a Capo Mulini si trova una sorgente di acqua con riflessi rossi.
Lì, se ti immergi a fare un bagno ristoratore sulla costa, sentirai tra le acque calde del mare correnti di acqua fredda dolce salire dal basso. Sono Aci e Galatea, che suggellano la loro unione tra le onde del mare, per sempre.