Dafni, il mito tra poesia e musica

Caro lettore, oggi il nostro viaggio ci porta nella Sicilia sud orientale, nei pressi dell’odierna Ragusa, sul Monte Lauro, dove ha la sua sorgente il fiume Irminio.

Qui tra i boschi rigogliosi, ai tempi del mito, viveva un pastore dotato di grande capacità nel canto e nella poesia.

Dafni era il suo nome, figlio del Dio Hermes e della ninfa Dafnide. 

Dafni era un poeta di grande talento oltre che di bellezza, diede vita alla poesia “bucolica”, cioè quella pastorale.

Intorno a lui le ninfe, i satiri e gli animali si soffermavano ad ascoltare il suo dolce canto.

Un giorno Dafni, col suo canto, fece infiammare il cuore di una bellissima ninfa, Echenaide, figlia non di meno che di Era in persona, la madre degli dei. Il giovane ricambio il sentimento, cosi i due giovani si sposarono.

All’evento partecipò l’intero Olimpio che scese sul monte Lauro per rendere omaggio ai novelli sposi.

Dafni per l’occasione recitò accompagnando con la cetra i versi delle sue poesie, tutti restarono meravigliati dal suo dolce canto.

Era, da madre (e suocera) inflessibile ricordò a Dafni i suoi doveri nuziali di fedeltà nei confronti della figlia Echenaide. Il giovane pastore aveva promesso fedeltà in eterno all’amata Echenaide, pena l’accecamento come era consuetudine ai fedifraghi.

Dafni fedele alla sua promessa evitava qualsiasi tentazione gli veniva posta da parte delle sue ammiratrici, non soltanto umane, ma anche ninfe dei boschi e dei fiumi, perfino Afrodite si narra che ammaliata dal suo canto e dalla sua bellezza lo voleva possedere. Lui no, era fedele alla sua Echenaide.

Un giorno Dafni venne invitato al palazzo di re Zeno, dove si esibì per i commensali presenti con il suo dolce canto. Ovviamente tutti i comuni mortali rimasero affascinati dal giovane, prima tra tutti la moglie di Zeno, la regina Climene, che cercò di sedurlo.

Ma Dafni non cedette alla lusinghe  più o meno esplicite della regina, la quale non solo non si arrese, anzi proprio perché contrariata nel suo volere escogitò un piano per fare cadere il giovane tra le sue grazie.

Così richiamo Dafni per cantare in una festa nel palazzo  una sera che il re Zeno era fuori con la sua corte. Nella festa vi fu abbondanza di vino che provoca l’aumento del languore nei corpi, ma per Dafni, per non fallire il suo intento, la regina Climene verso nella coppa il succo dell’alloro, un potente afrodisiaco se combinato con il vino.

Così Dafni perse il controllo e fu sedotto dalla regina Climene.

Ad Era, che vede tutto dall’alto dell’Olimpo, poteva mai sfuggire il tradimento del genero?

Così Era agì il giorno seguente, dall’alto scaglio uno strale di luce ed acceco Dafni mentre era sulle rive del fiume Irminio cercando di riprendersi dalla sbronza della sera precedente.

Il povero giovane fuggi tra i boschi, inciampando e cadendo, chiamando il nome della sua amata Echenaide, chiedendo di perdonarlo, che non era stata la sua volontà di tradirla.
Ma non ebbe alcuna risposta. Fu lasciato solo.

Così vago, in solitudine ed in dolore, tra le campagne ed i monti della Sicilia. Fino a che raggiunse le rive del mare. Udendo dall’alto il fragore delle onde decise di farla finita e si getto dal monte.

Ma gli dei vedendo quell’estremo gesto ne ebbero pietà, trasformandolo in una rupe sul mare.

Lettore puoi ammirare la rupe sul monte che domina Cefalù. Li fu l’ultima volta che Dafni apparve in forma umana.

Nelle notti d’autunno, sul molo del porticciolo, con lo sguardo verso la rupe, potrai percepire il suo triste canto tra il vento.